Quando le parole sono importanti

di Alice Ayres

Ho conosciuto una donna che è come te: schietta, carnale, leale, logorroica, raffinata, affascinante, aneddotica. E ha 70 anni! Se vi conosceste sarebbe il delirio.

Che bel sorriso che mi ha regalato questo sms. Non c’è una sola parola che mi sembri fuori posto: è tutto così vero, così semplice e genuino. Il lato buono di non temere il giudizio esterno è proprio questo: la delizia di vedermi riflessa negli occhi degli altri, di non aver paura di mostrarmi al mondo per ciò che sono. È bello che esista qualcuno per cui il mio essere ‘logorroica’ e ‘aneddotica’ non sia solo una peculiarità ma addirittura un pregio. Il mondo ha bisogno di persone che provino piacere nell’ascoltare gli altri, nel lasciarsi trasportare da racconti, parole, punti di vista che ci rendano un po’ meno aridi, un po’ meno soli.

Il messaggio l’ha scritto un uomo, uno con cui c’è stato un minuscolo momento in cui ho supposto che potessimo diventare qualcosa di perpetuo e irrinunciabile l’un per l’altra, uno che nel tempo è apparso, scomparso, fuggito… ma che alla fine torna sempre. E mi guarda con occhi capaci per una sera di farmi sentire speciale, fermando il tempo per concedere alle nostre parole maggior respiro, e alle risate più spazio dentro al cuore. Ci sediamo al tavolo di un bar, sugli sgabelli di un kebabbaro, su una panchina in mezzo al verde milanese, ed è come quando nei film i protagonisti sono inquadrati da lontano e parlano intensamente senza che le voci si sentano. È come quando sei al cinema e invidi quei due per l’intesa che emanano.

Non so se ogni persona che incontriamo nella nostra vita abbia un ruolo, una funzione precisa per la nostra esistenza. Ma so che ci sono rapporti e sentimenti diversi dall’amore che sanno darti più di una storia vera e propria, che ti sollevano dallo strazio di vedere qualcosa finire e chiederti se l’altra persona si ricorderà mai di ciò che sei. Il nostro rapporto è un po’ così, forse intermittente, forse coltivato con troppa lentezza, ma talmente ricco di stima reciproca che perderlo sarebbe un po’ come non avere più sul viso una ruga d’espressione a cui ci siamo affezionati.

Mi ha conosciuta coi capelli lunghi biondi, ha catalizzato la mia attenzione in mezzo a centinaia (sic!) di persone, con quel sorriso bianco che mi suggeriva Vieni a conoscermi.
Mi ha vista tinta di color mattone, attonita e completamente vuota, il giorno dopo che il mio ex se ne è andato per sempre. Mi ha ritrovata anni dopo coi capelli corti, straziata ma finalmente più forte del dolore, la notte in cui ho deciso di abbandonare un tossicodipendente alla sua indolenza: “Sai che è la cosa giusta da fare”, ha detto fermamente davanti a una birra chiara. Mi ha fatto compagnia quando la scomparsa di mio zio – che lui conosceva – mi ha trafitta molto più di quanto credessi, al punto da non voler stare da sola, non quella sera.
Certo, abbiamo condiviso anche occasioni leggere, divertenti, placide, maliziose… ma il fatto che ci sia stato – che non abbia avuto paura di esserci – nei momenti meno facili, lo rende importante. Perché ha conosciuto ogni mio colore, anche quelli più cupi.

Tutti vorremmo avere qualcuno che non ci dimentica mai. Io ce l’ho. Lui anche.