Alice Ayres

You can't rely on other people to make you happy

Mese: marzo, 2012

Uomini che conoscono il valore di una donna

Era il 13 agosto 2004. Dopo mesi di silenzio, all’improvviso queste parole inaspettate. Seduta in un internet point marchigiano ho letto, ho pianto, ho sorriso.

sono fortunato, sono davvero fortunato. sono legato ad una donna di grandissima intelligenza e sensibiltà. non che non lo avessi mai saputo, ma che me lo abbia ricordato con prepotenza la tua mail di qualche tempo fa, quello sì. non cancellerò mai questa lettera, non solo per l’affetto che ci unisce, ma anche per ricordarmi di quanto qualcuno può amare senza chiedere nulla.
scusa per questa incursione estiva, ma in camera ho trovato una cosa che ti apparteneva, senza pensare ho riletto la lettera e non sono potuto rimanere in silenzio come sempre. senza di quella non ti saresti mai fermata da me quel giorno, cosa che mi aveva fatto impazzire.
avrei ancora molto da dirti, ma ci sarà tempo.
un abbraccio davide

Filippo #2

Quella volta che sei venuto a trovarmi a Londra e ho speso tutti i miei risparmi per farti un regalo che non hai neanche apprezzato. Di lì a poco mi avresti frantumato il cuore senza alcuna ragione, ma io non lo sapevo.

Quella volta che non hai avuto nemmeno il coraggio di lasciarmi e ho dovuto fare pure quello al posto tuo. Stavi seduto in silenzio come se io non esistessi, crudele ed egoista come mai ti avrei creduto.

Quella volta che sono tornata a casa e tu avevi già messo via le mie cose e i nostri ricordi.

Quella volta che siamo andati a Ostia al mare e pur di avere un pomeriggio di spensieratezza con te sono rimasta sdraiata al sole e mi sono ustionata. Alla fine di un giorno da veri innamorati siamo finiti a letto, e subito dopo hai precisato che non esisteva più alcun ‘noi’.

Quella volta che, parlando di me, hai scrittotutte le cose che odio di lei.

Quella volta che mi hai urlato addosso, come un vero represso, facendomi rannicchiare in un angolo dallo spavento. Sono stata sveglia per ore a piangere, e tu hai fatto finta di dormire.

Quella volta che te ne sei andato per sempre mentre il letto era ancora caldo dei nostri corpi. Ti ho guardato sparire dentro all’ascensore e sono rimasta scalza sul pianerottolo di Testaccio a sentirmi morire.

Quella volta che un tuo amico che non mi stava manco simpatico mi ha ringraziato per averti reso una persona migliore, anche se a scapito della mia felicità.

Quella volta che ti hanno detto che non stavo bene di testa e né tu né tua madre, dopo tutti quegli anni insieme, avete alzato il telefono per tentare di essere umani.