Alice Ayres

You can't rely on other people to make you happy

Mese: dicembre, 2011

La vogliamo formosa!

Avete mai visto tra le categorie dei siti porno la voce “skinny”? Io no e non penso sia un caso. Il motivo non ha nulla a che vedere con una questione etica o di buon gusto: trattandosi di piattaforme che con una leggerezza inaudita propongono video di (finte) minorenni sollazzate dallo zio cinquantenne, o addirittura di vecchie decrepite infilzate dal (coraggioso) ragazzo di turno, dubito che sorgerebbe alcun veto dinanzi all’istituzione di una categoria dedicata alle fanciulle sottopeso. La verità è ben altra: le donne striminzite tutte pelle e ossa non piacciono a nessuno, anche se gli stilisti dell’alta moda non l’hanno capito. Ma allora com’è che siamo bombardati da donne  inferiori ai 50 kg e rigorosamente mezze nude che ammiccano da ogni pubblicità? Perché ci precipitiamo (me inclusa) a cliccare l’ultimo video disponibile di qualche modella in abiti succinti? A mio parere ciò che piace all’occhio non è poi necessariamente lo stesso che appaga la mano. Sì perché, diciamocelo, una cosa è sbavare – o nel mio caso farsi venire i complessi – dinanzi al ventre piatto di qualche donna scolpita e soda, un’altra è accarezzare tra le lenzuola un addome che in quanto a muscoli e consistenza potrebbe essere quello di un uomo.

Nel sesso per me vince l’addizione, mai la sottrazione. Tutto quello che viene considerato “in eccesso” in base al criterio estetico attuale che vorrebbe ogni donna strizzata in una taglia 38, diventa sorgente d’infinita carica erotica sotto il profilo del desiderio. Ecco allora, nei siti di cui sopra, spuntare come funghi innumerevoli video ad hoc dedicati a seni xxl (il più delle volte rifatti da un macellaio), fondoschiena prorompenti e bocche carnose pronte a fare felice ogni attorucolo di serie z. La carne si presenta come l’ingrediente principale di un perfetto incontro a luci rosse: del resto non è proprio il contatto dei corpi, della pelle, delle reciproche morbidezze a generarlo? Se è vero che a livello pratico ogni amplesso è solo una mera questione di liquidi, si può dire che invece sul piano sensoriale sia principalmente l’apoteosi del tatto e della vista, tale da regalare un posto di rilievo sia alla “tenerezza” della carne che al suo intrinseco “movimento”. Quale uomo, almeno una volta nella vita, non si è goduto lo spettacolo di una donna procace su di lui, intenta a scandire il ritmo del piacere con il fluttuare dolce e violento del suo seno? Là dove la delicatezza lascia il posto a una certa rapacità, e dove le infrastrutture della lingerie più ricercata cedono il passo alla forza di gravità, la donna – se formosa – si manifesta in tutto il suo erotismo: è la danza delle forme, la danza del sesso. Noi umani, educati dal lontano 1581 alla poesia del balletto e delle sue ballerine asciutte, troviamo nelle rotondità di un corpo burroso e ondeggiante di libido la vera essenza del movimento. Se i teatri che offrono danza tradizionale si svuotano mentre gli spettacoli di burlesque (che io odio) attirano sempre più avventori forse il motivo è anche questo: è la donna vera, recitante ma non artefatta, primadonna ma sempre ironica, avvenente ma mai sottopeso, la vera personificazione dell’attrazione fatale. Le celebrità decretate dai media come sogno proibito degli uomini lo confermano: Jennifer Lopez, Scarlett Johansson, Salma Hayek… donne che hanno un lato b tutt’altro che ornamentale, per non dire fuori misura. Le foto private della Johansson finite in rete qualche tempo fa lo dimostrano: se non si vedesse il suo volto, quel corpo nudo di spalle potrebbe essere di almeno il cinquanta percento delle ragazze normali in circolazione.

Il corpo delle donne va toccato, esplorato, afferrato, sculacciato, morsicato, coccolato in ogni sua pienezza. Il culto delle forme, va detto, non vale solo da maschio a femmina ma anche tra donne, per quanto perfettamente eterosessuali. Avere un bel seno tondo, mediamente sodo ma soprattutto soffice è come detenere il Sacro Graal della seduzione unisex: quando indosserai una maglietta scollata non solo ogni uomo faticherà a guardarti negli occhi, ma pure ogni donna con cui hai un barlume di confidenza finirà addirittura per chiederti di poter toccare con mano (!) perché “sono troppo belle fammele sentire”. Testato personalmente. Anche se gli anni Cinquanta sono finiti da un pezzo,  nessuna scheletrica idea di bellezza contemporanea potrà mai far scordare a un uomo l’edipica sensazione che si prova nel tuffare la testa nel soffice décolleté di una donna. E così quelle come me, burrose e senza l’ombra di un muscolo in tutto il corpo, riescono ancora a spuntarla sulle palestrate fat-free dalle braccia sottili quanto le mie dita.

Il tempismo è tutto

Posto che non ho alcuna intenzione di generalizzare su tutta la razza “virile”, mi trovo però costretta a constatare che nella mia cronologia di relazioni donna-uomo ci siano delle macabre costanti che non svaniscono mai. Una di queste è il tempismo maschile.

Nei rapporti non c’è mai un’occasione buona per lasciarsi, prendere una pausa o sollevare problemi difficili, si sa. Ciononostante quando questo sporco lavoro tocca a un uomo egli riesce sempre a scegliere il momento peggiore, con una specificità che quasi commuove perché ti insegna che, in fondo, qualche certezza nella vita esiste. Potrei anche aprire una digressione su come i maschi tendano a procrastinare all’infinito certe discussioni per poi sfornarle all’ultimo a mo’ di “stoccata finale” con conclusioni già tratte e senza concedere diritto di replica, ma vedrò di arginarmi.

Tempismo, dunque. Alzi la mano chi almeno una volta è stata scaricata in un momento inopportuno. Un talento naturale e senza scrupoli, il loro: si avvicina il tuo compleanno? Mancano due settimane a Natale? Sei stata recentemente colpita da un grave lutto? Hai appena perso il lavoro? Hai un principio di crisi depressiva? Sei in viaggio all’estero? Tutti scenari perfetti per far entrare in scena il cavallo di battaglia “Dobbiamo parlare”. Che poi, si sa, questa frase la dicono le donne mica gli uomini. Loro semmai espongono il problema in coward-style, cioè confessandosi (facendo pure gli esasperati) in seguito alla domanda “Cos’hai?” più volte reiterata dalla partner infastidita e preoccupata da atteggiamenti diversi del solito e connotati spesso da queste caratteristiche: apatia, risposte monosillabiche, negatività diffusa, zero entusiasmo verso qualsiasi cosa (tranne la tv). E soprattutto il grande intramontabile evergreen, il mutismo. Quante volte le mamme ci hanno detto che in una coppia la comunicazione è tutto? Ecco, chiedetevi perché. Il dramma però è che mentre noi donne sappiamo bene che interagire e parlare sia importante, tanto da stressarvi fino alla morte se non rispondete entro mezzo secondo a ogni domanda che snoccioliamo a tavola, voi per qualche oscura ragione usate un altro parametro per giudicare l’andamento di una relazione: la frequenza con cui si scopa.
Ora, è vero che può esserci sesso anche senza comunicazione (e, diciamocelo, a volte tacere ha davvero il suo perché), ma vi siete mai chiesti quanto poco siate attraenti quando fate certe sceneggiate da femminuccia mestruata offesa che dice “Non ho niente”? E se allora l’eros che la vostra donna nutre nei vostri confronti dipendesse in parte proprio da un fattore cerebrale e comunicativo? Se vi trovasse arrapante per ciò che dite e pensate, per come la ascoltate, per le attenzioni nei suoi confronti anziché per quell’arnese che avete tra le gambe che, diciamocelo, ormai conosce a memoria? Ve lo siete mai chiesti?

Non sto dicendo che se una coppia va in crisi sia solo colpa dell’uomo, ci mancherebbe. Le responsabilità vanno sempre divise, anche se a volte emergono tardi perché ultimamente la procrastinazione è scambiata per un’arte. Credo però che l’atteggiamento dell’uomo sia spesso poco costruttivo e alquanto egoista, tanto da decidere di aprire il vaso di Pandora senza lo scrupolo di essere delicato, spadellando i suoi dubbi esistenziali in faccia all’amata proprio quando magari lei ha altre cose a cui pensare oppure, semplicemente, non è il momento adatto. Postporre un problema di un paio di settimane non ha mai ucciso nessuno,  piuttosto se non sapete proprio come ingannare l’attesa  che vi separa dallo spezzarci il cuore scopatevi un’altra, lo troverei quasi meno mortificante che essere abbandonata mentre addobbo l’albero armata delle migliori intenzioni.

Ps: per la cronaca, degli scenari-esempio proposti pocanzi un mio ex riuscì a beccarne due in un colpo solo. Un vero fuoriclasse.