Alice Ayres

You can't rely on other people to make you happy

Mese: aprile, 2012

In-evitabili addii

Quando tra noi finirà mi mancheranno tante cose.

La tranquillità con cui ti muovi per casa, facendo sembrare piacevole persino svuotare la lavapiatti.
Le domeniche in cui ti alzi pieno di voglia di fare e ancor prima che io esca dal letto sei già indaffarato in mille commissioni.
La tua generosità, spontanea e inconsapevole, che – io lo so – non incontrerò mai dietro ad altri occhi.
Le risate, i nomignoli, la tua pazienza infinita verso i miei capricci.
Il modo in cui ti commuovi davanti al dolore del mondo, ai film che toccano il cuore, alle storie più grandi di noi, alla mia faccia incredula mentre ti dico che Francesco non c’è più.
La tua capacità di ascoltare i consigli, pesarli, capirli, metterti in gioco. Tutto ciò che io troppo spesso non so fare.
L’sms salvato nelle bozze del cellulare in cui hai annotato le mie taglie e misure, per farmi regali perfetti.
Il tuo pollice verde, quell’attenzione verso le piante che è sinonimo dell’impegno con cui sai prenderti cura degli altri.
Le nostre ricette, il tuo risotto alle pere, i miei hot dog coi peperoni.
Guardarti attraverso lo specchio mentre ti asciughi i capelli, trasformando un momento ordinario in un’immagine di luce di cui riempirmi l’iride.
La tua bontà, l’ingenuità, la parte più fragile di te. Di me.
Tante, troppe sfumature di questa vita insieme.

Ma soprattutto mi mancherà la consapevolezza di avere accanto qualcuno che mi conosce davvero, che sa quanto poco basti per farmi sciogliere in un sorriso, che è conscio della fatica che compio ogni giorno per difendere la parte puerile di me. Qualcuno a cui mostrare le mie lacrime e persino il peggiore dei miei pigiami, che sa a memoria i miei gusti e che con ogni regalo, pensiero e gesto mi sorprende come mai nessuno prima. Un porto sicuro in cui approdare la sera, un confessionale dove sfogare le mie paure senza inutili maschere, l’abbraccio stretto e vigoroso che non mi fa vergognare di dire “amore”.

Sarà così difficile fare a meno di noi, così estenuante. Piangerò nel pensarti in quella casa, forse più libero ma di certo tanto solo. Mi chiedo se riuscirai a reagire senza chiuderti troppo in te stesso, se i tuoi amici sapranno confortarti nella maniera più giusta, se saremo abbastanza forti da non tornare indietro a illuderci di poter diventare migliori l’una per l’altro, facendoci solo del male. Mi domando che ne sarà di tutte le nostre cose, e se un domani racconterai a qualcuno, magari ai figli che desideri, che la coperta che li scalda era uno dei simboli del nostro amore.

Molte cose mi mancheranno, ma una spero proprio che resti. La gratitudine.

 

Quando le parole sono importanti

Ho conosciuto una donna che è come te: schietta, carnale, leale, logorroica, raffinata, affascinante, aneddotica. E ha 70 anni! Se vi conosceste sarebbe il delirio.

Che bel sorriso che mi ha regalato questo sms. Non c’è una sola parola che mi sembri fuori posto: è tutto così vero, così semplice e genuino. Il lato buono di non temere il giudizio esterno è proprio questo: la delizia di vedermi riflessa negli occhi degli altri, di non aver paura di mostrarmi al mondo per ciò che sono. È bello che esista qualcuno per cui il mio essere ‘logorroica’ e ‘aneddotica’ non sia solo una peculiarità ma addirittura un pregio. Il mondo ha bisogno di persone che provino piacere nell’ascoltare gli altri, nel lasciarsi trasportare da racconti, parole, punti di vista che ci rendano un po’ meno aridi, un po’ meno soli.

Il messaggio l’ha scritto un uomo, uno con cui c’è stato un minuscolo momento in cui ho supposto che potessimo diventare qualcosa di perpetuo e irrinunciabile l’un per l’altra, uno che nel tempo è apparso, scomparso, fuggito… ma che alla fine torna sempre. E mi guarda con occhi capaci per una sera di farmi sentire speciale, fermando il tempo per concedere alle nostre parole maggior respiro, e alle risate più spazio dentro al cuore. Ci sediamo al tavolo di un bar, sugli sgabelli di un kebabbaro, su una panchina in mezzo al verde milanese, ed è come quando nei film i protagonisti sono inquadrati da lontano e parlano intensamente senza che le voci si sentano. È come quando sei al cinema e invidi quei due per l’intesa che emanano.

Non so se ogni persona che incontriamo nella nostra vita abbia un ruolo, una funzione precisa per la nostra esistenza. Ma so che ci sono rapporti e sentimenti diversi dall’amore che sanno darti più di una storia vera e propria, che ti sollevano dallo strazio di vedere qualcosa finire e chiederti se l’altra persona si ricorderà mai di ciò che sei. Il nostro rapporto è un po’ così, forse intermittente, forse coltivato con troppa lentezza, ma talmente ricco di stima reciproca che perderlo sarebbe un po’ come non avere più sul viso una ruga d’espressione a cui ci siamo affezionati.

Mi ha conosciuta coi capelli lunghi biondi, ha catalizzato la mia attenzione in mezzo a centinaia (sic!) di persone, con quel sorriso bianco che mi suggeriva Vieni a conoscermi.
Mi ha vista tinta di color mattone, attonita e completamente vuota, il giorno dopo che il mio ex se ne è andato per sempre. Mi ha ritrovata anni dopo coi capelli corti, straziata ma finalmente più forte del dolore, la notte in cui ho deciso di abbandonare un tossicodipendente alla sua indolenza: “Sai che è la cosa giusta da fare”, ha detto fermamente davanti a una birra chiara. Mi ha fatto compagnia quando la scomparsa di mio zio – che lui conosceva – mi ha trafitta molto più di quanto credessi, al punto da non voler stare da sola, non quella sera.
Certo, abbiamo condiviso anche occasioni leggere, divertenti, placide, maliziose… ma il fatto che ci sia stato – che non abbia avuto paura di esserci – nei momenti meno facili, lo rende importante. Perché ha conosciuto ogni mio colore, anche quelli più cupi.

Tutti vorremmo avere qualcuno che non ci dimentica mai. Io ce l’ho. Lui anche.