Donne che toccano il fondo

Di donne imbarazzanti ne è pieno il mondo: chi di noi, per esempio, non si è umiliata almeno una volta nella vita per un ex fidanzato? Tremendo quanto lecito. Meno giustificabile invece è il caso in cui le donne non aspettino nemmeno di essere mollate prima di dimenticare l’amor proprio, cominciando a infangare la loro immagine già agli albori di una relazione. La categoria di queste kamikaze della dignità ha una collocazione primaria ben precisa: i social network. Sto parlando infatti delle tristi, tristissime “Fidanzatine su Facebook”.

Dopo che per anni mamme, zie e nonne ci hanno intimato di non far trapelare le nostre debolezze di fronte a un uomo, di non spaventarlo con le nostre aspettative, di non pretendere subito troppe attenzioni, di non palesare la nostra innata gelosia, è bastato portare la relazione su un altro piano – quello informatico -per sbriciolare lunghi decenni d’esperienza.
Quella della ragazza insicura può altrimenti definirsi “Sindrome da like”. Il modus operandi è il seguente: quando la paziente frequenta da più o meno tempo un uomo (la malattia ahinoi può estendersi anche per anni) ma costui – giustamente – non fa nulla per ufficializzare la loro storia agli amici virtuali, la poverina trova nello strumento “Mi piace” l’arma vincente (?) per attestare la propria presenza non solo sulla pagina Facebook del malcapitato, ma soprattutto nella sua vita. Come a dire: «Aspiranti seduttrici di questo maschio apparentemente single, attente, io ci sono e vi osservo». Insomma, una cagnolina che piscia poco elegantemente sul suo territorio. Che poi suo non è.
La tecnica del “like” è molto gettonata dalle donne perché mette l’uomo nella posizione di non poter dissentire: come opporsi, infatti, a una semplice e reiterata dimostrazione di apprezzamento? Qui la questione in realtà è prettamente femminile e parla un linguaggio in codice da donna a donna, anche se per quanto mi riguarda vedere una poveretta imbrattare la bacheca del partner mi fa vergognare di essere femmina: non mi sento intimorita da alcuna supposta “minaccia”, semmai divertita dall’assenza di orgoglio della cerebrolesa di turno.

La patologia del “like”, se non presa in tempo (leggasi: se continuate a stare con delle sociopatiche), degenera poi in una forma più avanzata di stalking seriale: messaggi, link, foto taggate… ogni quisquilia viene sbattuta gratuitamente sul profilo dell’ormai fidanzatino per puro presenzialismo. Avete fatto colazione insieme? In pochi minuti comparirà online un bello scatto delle due tazzine da caffé, ciascuna taggata col vostro nome. Siete entrambi estimatori di un film o gruppo musicale? Ottima scusante per inondarvi il wall con qualche link a caso di Youtube, giusto per essere sempre “sul pezzo”, in tutti i sensi. Questi esempi riguardano solo lo stalking palese, ma attenzione ad abbassare la guardia: il nemico peggiore è quello che opera nell’ombra. Che ci crediate o no, la povera paranoica avrà già sfogliato tutto e dico tutto l’elenco delle vostre amicizie virtuali femminili, cercando di capire quante siano single e soprattutto spulciando ogni minimo dettaglio di quelle che si permettono di interagire con voi più spesso, non importa se colleghe, parenti o amiche d’infanzia. Se OSANO contattarvi pubblicamente più di una volta nell’arco di un mese, entrano nel radar omicida dell’insicura con cui vi accompagnate.
Quando la sindrome raggiunge lo stadio più avanzato ormai è troppo tardi. Un bel giorno aprite Facebook e una richiesta, QUELLA RICHIESTA, è inesorabilmente arrivata: lei vi sta invitando a ufficializzare il rapporto apponendo nelle vostre info il raccapricciante “In una relazione con”, seguito dal suo nome. Ovviamente nel frattempo avrà già provveduto ad adottare come foto del profilo un ritratto a due in stile Mulino Bianco, sorridenti e felici, non importa se per finta. Se oserete declinare la relationship status confirmation, saranno dolori.

Nell’era in cui se non carichi su Instagram una foto in diretta dal cesso di casa non sei nessuno, anche le relazioni – a quanto pare – son divenute più una questione di apparenza che di sentimento.