Alice Ayres

You can't rely on other people to make you happy

Mese: aprile, 2011

Im-potenza

L’argomento è spinoso, si sa. E dirò di più: è uno di quei temi di cui si parla spesso, anzi troppo, ma a farlo non sono mai i diretti interessati. Perché loro, in realtà, non ne parlano affatto, ed è proprio questo il problema. Non sono un medico, tanto meno un’androloga, ergo non voglio certo discutere della natura fisica delle defaillances sessuali maschili. Però posso parlare, come penso quasi ogni donna priva di imene, di come gli uomini reagiscano dinanzi a certi inconvenienti.

Ora, io so che nel mondo le persone non sono tutte uguali e che fortunatamente esistono maschi veri che quando si trovano di fronte a un problema lo affrontano senza vergognarsene e soprattutto ammettendo di averne uno, ma so con altrettanta certezza che essi rappresentano la minoranza. Come si comportano tutti gli altri? Semplice: negando e/o incolpando la partner di turno. Lo so, sembra una frase da donna inacidita schierata a priori contro gli uomini ma non è così, anche perché pure le donne, a dirla tutta, fanno cilecca, ma senza reagire con testardaggine e cecità. L’uomo invece quasi sempre si altera, per di più in modo univoco, ignorando che agli occhi di una donna una defaillance non sia di certo la fine del mondo. A me ad esempio non importa nulla degli occasionali problemi di pressione sanguigna di un partner, anche perché se è abbastanza uomo da volermi soddisfare può farlo tranquillamente in altre maniere, senza per forza sbandierarmi in faccia la sua virilità eretta. Una semplice ammissione (da parte vostra) di malfunzionamento intimo renderebbe tutto così semplice e leggero! Invece no, per voi diventa una questione di principio, e alla fine siamo proprio noi a pagarne le conseguenze, costrette a ridicoli sforzi per assecondare il vostro bisogno d’affermazione da veri “duri”. Ve lo garantisco: nessun uomo può sapere quanto sia mortificante e deprimente tentare l’inutile rianimazione orale di un pene per infiniti minuti. Siamo lì che non sappiamo dove guardare, timorose di incrociare il vostro sguardo ostinato e orgoglioso da fondamentalisti religiosi, prive del coraggio (per rispetto vostro) di dirvi “Senti forse non è il caso”. Ci immoliamo affannosamente per questo rito imbarazzante, vittime sacrificali di un dio chiamato Testosterone al quale ci rivolgiamo ripetendo nella nostra testa la sola preghiera possibile: “Ti-prego-vai-su-ti-prego-vai-su-ti-prego-vai-su”, senza però sortire alcun effetto in stile Lazzaro sul vostro marshmallow.

E dopo l’agonia che entrambi attraversiamo durante l’inutile rianimazione, arriva il dramma post mortem, che generalmente si articola così: o silenzio tombale misto a omertà (della serie: non voglio che tu parli MAI dell’accaduto, nonostante fossi presente e coinvolta in esso), oppure – a posteriori, previa rimuginazione solitaria – il cavallo di battaglia “È colpa tua”. E questo, secondo me, è il vero nemico di ogni donna – ma anche dell’intelligenza di un maschio degno di tale nome. Dico io, ma si può essere così idioti, orgogliosi e superbi da avere il coraggio di incolpare lei dei propri problemi di libido? Benché, si sa, in ogni situazione di coppia ci siano ovvi momenti di atroce calma piatta sessuale, ha veramente senso ferire gratuitamente l’ego femminile insinuando il dubbio infondato che ogni genere di problema di feeling dipenda dalla donna in questione, magari proprio la stessa che dite di amare, la stessa che vi resterebbe accanto anche se dall’oggi al domani – complice l’età che avanza – diveniste totalmente impotenti? Ha senso rischiare di perdere in un colpo solo sia la propria virilità che la stima della persona al vostro fianco? Io non dico che la soluzione sia restare insieme per sempre (giammai!) oppure, al contrario, andare a troie per ritrovare il guizzo di erezione perduto (il che forse sarebbe quasi meno offensivo che imputare a caso la partner), semplicemente penso che a una certa età a contare non sia tanto il pene, quanto le palle di affrontare i problemi in una maniera vagamente matura o perlomeno non crudele.

Solo così, ai nostri occhi, non sarete dei rammolliti.

Emofobia

Emofobici: maschi che provano un inspiegabile ribrezzo, a tratti isterico, verso tutto ciò che riguarda il ciclo femminile, quei famosi “5 giorni al mese” con cui il copywriter della Lines ha fatto i soldi.

Magari sarà capitato solo a me, ma nella vita sono incappata mille volte in uomini incapaci di rapportarsi completamente e serenamente all’organismo femminile: ma come, proprio voi che conoscete la conformazione del nostro organo sessuale meglio di noi, e che dichiarate di amarlo alla follia, vi formalizzate per qualche mensile “incidente di percorso”? Non siete forse gli stessi che spesso ogni 28 giorni, all’arrivo della prima gocciolina di sangue, gridano al miracolo perché lieti di non aver accidentalmente procreato nel nostro utero?

Il problema, in realtà, non è prettamente sessuale. Benché la frase “Il vero marinaio naviga anche nel mar rosso” mi trovi a dir poco concorde, riesco comunque a comprendere le vostre perplessità circa l’accoppiamento tinto di “porpora”, nonostante a mio avviso molti di voi mostrino una certa incoerenza cromatica dacché spesso insistete in maniera poco elegante per tingervi di ben altre sfumature posteriori (o perlomeno questo è ciò che più volte amate raccontare con eleganza, senza lesinare “squisiti” dettagli… coloriti). Ciò che invece mi perplime è il ripudio in stile “trauma infantile” che talvolta sfoderate in vista di emo-situazioni meno pulp: dico io, ma è mai possibile che alcuni maschietti si rifiutino di acquistare al supermercato gli assorbenti per la fidanzata quando vanno a fare la spesa da soli (cioè quasi mai)? Possibile che per taluni la visione di quei quadratini colorati viola, verdi e blu costituisca un disturbo – manco si trovassero dinanzi a un cadavere – quando invece si tratta di accessori totalmente igienici? Ora, io non dico che dobbiate familiarizzare con il “nemico” al punto da sfoderarne uno con disinvoltura per ottimizzare l’aria condizionata dello scompartimento di un treno, ma almeno – anche se con le nostre nevrosi da mestruate vi incutiamo timore e sacrosanta malsopportazione – non trattateci come delle malate, appestate e contagiose! Se proprio non siete in grado di saltarci addosso in quei giorni (del resto molte donne sono le prime a rinchiudersi nella propria pudicizia durante la fatidica settimana mensile), fate comunque lo sforzo di indagare nell’universo femminile senza remore schizzinose e immotivate. Parole d’ordine: curiosità ed empatia. E virilità. Ah, queste sconosciute!