Alice Ayres

You can't rely on other people to make you happy

Mese: febbraio, 2012

Chiediti perché sei single

I reality show insegnano tante cose sul genere umano, una di queste è che molte donne sono insopportabili. Non voglio generalizzare, però come spesso mi lamento della totale assenza di spina dorsale e coerenza da parte del sesso maschile, allo stesso modo mi domando come voi uomini possiate tollerare alcune mie simili, come quelle che non sanno viversi nulla serenamente.

La cosa ridicola di certe donne frustrate e isteriche è che non si descrivono mai come tali, anzi nemmeno sanno di esserlo. A sentire loro, sono delle anime pure che credono nell’Amore, nell’Amicizia, nei bei sentimenti. Il che, tradotto in fatti, significa che sono delle bambine capricciose che pretendono tutte queste cose dagli altri come se fosse loro dovuto. Lo si vede nel rapporto coi maschi: incontrano un uomo, se ne innamorano seduta stante in nome del Dio Eros, e ancor prima di conoscerlo davvero e capire se sia interessato a una relazione o solo in cerca di un’avventura, avanzano pretese. E lamentele. E aspettative. Persino lacrime. Non conosco martire a cui non sia capitato almeno una volta di essere tormentato gratuitamente dalle paranoie di una poveretta così brava ad amare da non saper nemmeno ascoltare – figuriamoci accettare – il pensiero dell’altro.

Il modus operandi di queste viziate ricattatrici morali passa attraverso due vie: il sesso e la diarrea verbale. Nel primo caso, l’uomo ci casca con entrambi i piedi (e non solo quelli), sia perché solo un demente si lascerebbe scappare una scopata facile, sia perché queste fondamentaliste della coppia – così terrorizzate dall’idea di morire da sole – ce la mettono davvero tutta a rendersi indimenticabili sotto le lenzuola. Il problema è che poi si rendono indimenticabili – e non in senso buono – anche in altre maniere, prima fra tutte la sindrome del “Dobbiamo parlare”. Ora, io non ho nulla contro la comunicazione tra due esseri umani, che anzi reputo la più necessaria costante di ogni sorta di rapporto, dall’amicizia alla famiglia. Quello che però non sopporto è quando una persona ti obbliga a sentire che cos’ha da dire senza minimanente curarsi del fatto che:
a) magari non te ne frega niente
b) parla di cose che sono solo nella sua testa
c) esiste una cosa chiamata analista

Le donne profonde di cui parlo si rivelano maestre indiscusse in quest’arte: sono talmente prese dalla loro smania di protagonismo, dal sogno infantile di una relazione, dal modo intransigente con cui non accettano un ‘no’, che invece di voltare pagina perseguitano l’uomo di turno per DIRGLI-COME-SI-SENTONO, per fargli un resoconto dettagliato di tutte le cose – con tanto di prove! – che lui ha detto e fatto e che le ha portate a CREDERE-CHE-FOSSE-DIVERSO. Perché, ricordiamocelo, per queste ansie viventi la colpa è sempre degli altri.
Se fossi un uomo e dovessi sorbirmi chilometri di recriminazioni del genere via sms, whatsapp, email, Facebook inbox, telefonate e voce, penserei seriamente che se la masturbazione esiste è per prevenirti dall’andare a letto con tipe del genere, che dopo qualche momento d’intimità fine a se stesso te la fanno pagare come se le avessi abbandonate sull’altare.

Quindi, donna, se l’ultima volta che qualcuno ti ha detto “Ti amo” c’era ancora la Lira, chiediti perché sei single. Se la sola risposta che riesci a darti è che nessuno ti sa capire, ho una sconvolgente notizia per te: il problema è tuo. Non sei vittima degli uomini che non credono nell’amore, sei vittima del tuo arrivismo emotivo.
D’altronde, se ‘pesantezza’ è un sostantivo femminile, un motivo ci sarà.

Quando medioman ti strappa un sorriso di stima

Ciao,
mi piacerebbe iniziare questa mail con la frase “ti seguo da sempre, ti scrivo da mai”. L’amara verità è che invece ti seguo da circa dieci minuti. Sono arrivato per caso al tuo blog e ne sono rimasto colpito. Colpito per l’immediatezza con la quale arrivano i tuoi pensieri. Si dice che un buon giornalista si dovrebbe far capire anche dalla casalinga di Voghera: tu ti fai capire da me, segaiolo del nord est, e credo sia già un qualcosa.
Ho molto da dirti ma non so da dove iniziare, tipo quando devi rassettare il garage o ti trovi in un sexy shop. Mi piacerebbe che tu tu fossi la mia pen friend (nel senso di amica del mio pene) o che chattassimo assieme (prometto che non chiedo foto), ma mi rendo conto di essere uno fra i tuoi tanti ammiratori. Nell’attesa di avere il mio colpo di fortuna, continuerò a leggerti.

Tuo, ma non solo, Davide.

ps: adoro i post scriptum, se non ne metto uno fatico a dormire la notte.

Se trovate questa e-mail offensiva anziché geniale, vi conviene rivedere il vostro concetto di divertissement. A differenza di molti marpioni della Rete che si nascondono dietro a enunciazioni romantiche e pantomime con cui fingere di avere un briciolo di dignità, questo Davide almeno ha la coerenza di mostrarsi per quello che è realmente: un segaiolo del nord-est. Dotato per giunta di una buona dose di ironia, una lodevole proprietà della lingua italiana (senza la quale avrei cestinato il messaggio seduta stante) e – paradossalmente – pure un certo buon gusto. In fondo, e non capita tutti i giorni, di volgarità da pervertito di serie Z non ne ha scritta neanche mezza.

Bravò.