La mente di chi non mente
E poi d’improvviso vedi le cose con la massima chiarezza. Non per quello che erano, ma per ciò che sono state realmente. Quanta differenza in un modo verbale, in un avverbio.
In un giorno qualsiasi a ridosso delle Feste, l’intuizione della verità ti attraversa in una volta sola, quasi a dire “ora sì che ti aspetta il meglio”. È un’illuminazione che punge le viscere ma al tempo stesso non fa male, forse perché non c’è posto per la miseria dei prevedibili là dove ciò che ti rispecchia sono unicità e appagamento.
Qualcosa smotta dentro, per sempre: gli ultimi frammenti di edulcorazione franano, i ricordi si assottigliano, i cimeli diventano cartacce. La pagina si fa bianca – un bianco impenetrabile, adulto, risolto, coerente, l’opposto di autoindulgenza e vittimismo – proprio alle porte di un nuovo anno.
Nessuna setola sfiorerà più la tela del passato prossimo, nessun ritocco potrà mai riabilitare uno scempio che, anche grammaticalmente, ora può solo trapassare. Il quadro è pronto per il dimenticatoio: dicembre lascerà queste spalle prive di fardelli, e su di loro una mente impossibile da soggiogare, tanto netto è il suo discernimento.