Chiediti perché sei single

di Alice Ayres

I reality show insegnano tante cose sul genere umano, una di queste è che molte donne sono insopportabili. Non voglio generalizzare, però come spesso mi lamento della totale assenza di spina dorsale e coerenza da parte del sesso maschile, allo stesso modo mi domando come voi uomini possiate tollerare alcune mie simili, come quelle che non sanno viversi nulla serenamente.

La cosa ridicola di certe donne frustrate e isteriche è che non si descrivono mai come tali, anzi nemmeno sanno di esserlo. A sentire loro, sono delle anime pure che credono nell’Amore, nell’Amicizia, nei bei sentimenti. Il che, tradotto in fatti, significa che sono delle bambine capricciose che pretendono tutte queste cose dagli altri come se fosse loro dovuto. Lo si vede nel rapporto coi maschi: incontrano un uomo, se ne innamorano seduta stante in nome del Dio Eros, e ancor prima di conoscerlo davvero e capire se sia interessato a una relazione o solo in cerca di un’avventura, avanzano pretese. E lamentele. E aspettative. Persino lacrime. Non conosco martire a cui non sia capitato almeno una volta di essere tormentato gratuitamente dalle paranoie di una poveretta così brava ad amare da non saper nemmeno ascoltare – figuriamoci accettare – il pensiero dell’altro.

Il modus operandi di queste viziate ricattatrici morali passa attraverso due vie: il sesso e la diarrea verbale. Nel primo caso, l’uomo ci casca con entrambi i piedi (e non solo quelli), sia perché solo un demente si lascerebbe scappare una scopata facile, sia perché queste fondamentaliste della coppia – così terrorizzate dall’idea di morire da sole – ce la mettono davvero tutta a rendersi indimenticabili sotto le lenzuola. Il problema è che poi si rendono indimenticabili – e non in senso buono – anche in altre maniere, prima fra tutte la sindrome del “Dobbiamo parlare”. Ora, io non ho nulla contro la comunicazione tra due esseri umani, che anzi reputo la più necessaria costante di ogni sorta di rapporto, dall’amicizia alla famiglia. Quello che però non sopporto è quando una persona ti obbliga a sentire che cos’ha da dire senza minimanente curarsi del fatto che:
a) magari non te ne frega niente
b) parla di cose che sono solo nella sua testa
c) esiste una cosa chiamata analista

Le donne profonde di cui parlo si rivelano maestre indiscusse in quest’arte: sono talmente prese dalla loro smania di protagonismo, dal sogno infantile di una relazione, dal modo intransigente con cui non accettano un ‘no’, che invece di voltare pagina perseguitano l’uomo di turno per DIRGLI-COME-SI-SENTONO, per fargli un resoconto dettagliato di tutte le cose – con tanto di prove! – che lui ha detto e fatto e che le ha portate a CREDERE-CHE-FOSSE-DIVERSO. Perché, ricordiamocelo, per queste ansie viventi la colpa è sempre degli altri.
Se fossi un uomo e dovessi sorbirmi chilometri di recriminazioni del genere via sms, whatsapp, email, Facebook inbox, telefonate e voce, penserei seriamente che se la masturbazione esiste è per prevenirti dall’andare a letto con tipe del genere, che dopo qualche momento d’intimità fine a se stesso te la fanno pagare come se le avessi abbandonate sull’altare.

Quindi, donna, se l’ultima volta che qualcuno ti ha detto “Ti amo” c’era ancora la Lira, chiediti perché sei single. Se la sola risposta che riesci a darti è che nessuno ti sa capire, ho una sconvolgente notizia per te: il problema è tuo. Non sei vittima degli uomini che non credono nell’amore, sei vittima del tuo arrivismo emotivo.
D’altronde, se ‘pesantezza’ è un sostantivo femminile, un motivo ci sarà.