La vogliamo formosa!
di Alice Ayres
Avete mai visto tra le categorie dei siti porno la voce “skinny”? Io no e non penso sia un caso. Il motivo non ha nulla a che vedere con una questione etica o di buon gusto: trattandosi di piattaforme che con una leggerezza inaudita propongono video di (finte) minorenni sollazzate dallo zio cinquantenne, o addirittura di vecchie decrepite infilzate dal (coraggioso) ragazzo di turno, dubito che sorgerebbe alcun veto dinanzi all’istituzione di una categoria dedicata alle fanciulle sottopeso. La verità è ben altra: le donne striminzite tutte pelle e ossa non piacciono a nessuno, anche se gli stilisti dell’alta moda non l’hanno capito. Ma allora com’è che siamo bombardati da donne inferiori ai 50 kg e rigorosamente mezze nude che ammiccano da ogni pubblicità? Perché ci precipitiamo (me inclusa) a cliccare l’ultimo video disponibile di qualche modella in abiti succinti? A mio parere ciò che piace all’occhio non è poi necessariamente lo stesso che appaga la mano. Sì perché, diciamocelo, una cosa è sbavare – o nel mio caso farsi venire i complessi – dinanzi al ventre piatto di qualche donna scolpita e soda, un’altra è accarezzare tra le lenzuola un addome che in quanto a muscoli e consistenza potrebbe essere quello di un uomo.
Nel sesso per me vince l’addizione, mai la sottrazione. Tutto quello che viene considerato “in eccesso” in base al criterio estetico attuale che vorrebbe ogni donna strizzata in una taglia 38, diventa sorgente d’infinita carica erotica sotto il profilo del desiderio. Ecco allora, nei siti di cui sopra, spuntare come funghi innumerevoli video ad hoc dedicati a seni xxl (il più delle volte rifatti da un macellaio), fondoschiena prorompenti e bocche carnose pronte a fare felice ogni attorucolo di serie z. La carne si presenta come l’ingrediente principale di un perfetto incontro a luci rosse: del resto non è proprio il contatto dei corpi, della pelle, delle reciproche morbidezze a generarlo? Se è vero che a livello pratico ogni amplesso è solo una mera questione di liquidi, si può dire che invece sul piano sensoriale sia principalmente l’apoteosi del tatto e della vista, tale da regalare un posto di rilievo sia alla “tenerezza” della carne che al suo intrinseco “movimento”. Quale uomo, almeno una volta nella vita, non si è goduto lo spettacolo di una donna procace su di lui, intenta a scandire il ritmo del piacere con il fluttuare dolce e violento del suo seno? Là dove la delicatezza lascia il posto a una certa rapacità, e dove le infrastrutture della lingerie più ricercata cedono il passo alla forza di gravità, la donna – se formosa – si manifesta in tutto il suo erotismo: è la danza delle forme, la danza del sesso. Noi umani, educati dal lontano 1581 alla poesia del balletto e delle sue ballerine asciutte, troviamo nelle rotondità di un corpo burroso e ondeggiante di libido la vera essenza del movimento. Se i teatri che offrono danza tradizionale si svuotano mentre gli spettacoli di burlesque (che io odio) attirano sempre più avventori forse il motivo è anche questo: è la donna vera, recitante ma non artefatta, primadonna ma sempre ironica, avvenente ma mai sottopeso, la vera personificazione dell’attrazione fatale. Le celebrità decretate dai media come sogno proibito degli uomini lo confermano: Jennifer Lopez, Scarlett Johansson, Salma Hayek… donne che hanno un lato b tutt’altro che ornamentale, per non dire fuori misura. Le foto private della Johansson finite in rete qualche tempo fa lo dimostrano: se non si vedesse il suo volto, quel corpo nudo di spalle potrebbe essere di almeno il cinquanta percento delle ragazze normali in circolazione.
Il corpo delle donne va toccato, esplorato, afferrato, sculacciato, morsicato, coccolato in ogni sua pienezza. Il culto delle forme, va detto, non vale solo da maschio a femmina ma anche tra donne, per quanto perfettamente eterosessuali. Avere un bel seno tondo, mediamente sodo ma soprattutto soffice è come detenere il Sacro Graal della seduzione unisex: quando indosserai una maglietta scollata non solo ogni uomo faticherà a guardarti negli occhi, ma pure ogni donna con cui hai un barlume di confidenza finirà addirittura per chiederti di poter toccare con mano (!) perché “sono troppo belle fammele sentire”. Testato personalmente. Anche se gli anni Cinquanta sono finiti da un pezzo, nessuna scheletrica idea di bellezza contemporanea potrà mai far scordare a un uomo l’edipica sensazione che si prova nel tuffare la testa nel soffice décolleté di una donna. E così quelle come me, burrose e senza l’ombra di un muscolo in tutto il corpo, riescono ancora a spuntarla sulle palestrate fat-free dalle braccia sottili quanto le mie dita.
Mi piace la tua riflessione. Anche io ho pensato a questa cosa, cioè che nelle categorie dei pornazzi non c’è mai lo stecchino. Ho pensato a Karl Lagerfield e al suo ‘le donne nagre sono belle le altre stanno a casa a invidiarle mangiando patatine’ (cito a braccio). Ho pensato a Elio che esprime il paradosso degli omosessuali nella moda che decidono cosa è bello e cosa no. Ho lavorato (ai tempi del liceo) come vestiarista e mi fu spiegato da un fotografo che: ‘i vestiti per le sfilate sono taglia unica e c’è poca possibilità di modifica. La modella non famosa, che ha seno o sedere è penalizzata perchè se nessun vestito le entra non lavora, anche se è stata scelta al casting. Tutte queste ragioni che con l’estetica non c’entrano però influenzano da matti le donne, che hanno difficoltà, sopratutto da giovani, ad accettarsi, visto che anche dal punto di vista biologico sono spinte a ‘dover piacere’. Burrosa anche io, è il caso di dirlo, ma quante paranoie mi sono fatta in passato è meglio che non lo racconto, se no finisco tra una settimana. 🙂
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Questo post è meraviglioso!mi identifico in quelle donne un po’ burrose e ti ringrazio!
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