Alice Ayres

You can't rely on other people to make you happy

Mese: febbraio, 2012

Voglio un uomo che mi faccia ridere

Lo so, è la banalità fatta frase, e come tutte le cose fastidiose non arriva nemmeno da sola. In genere si accompagna a locuzioni agghiaccianti quali “Sono la ragazza della porta accanto”, “Vorrei la pace nel mondo” e altre stronzate per sembrare meno lasciva mentre si sfila seminude a un concorso. Nei luoghi comuni, va ammesso, un fondo di verità c’è sempre, e la ricerca dell’uomo simpatico non fa eccezione. Per carità, non è che se siete aitanti e/o chini di soldi e/o intellettuali e/o taciturni non ve la diamo (anzi!), diciamo piuttosto che magari vi diamo solo quella. La testa è ben altra cosa da conquistare.

Quando una donna dice di volere un uomo che la faccia ridere, non intende certo un povero pirla vestito multicolor che per intrattenerla si arrabatti a raccontare barzellette, ballare in modo buffo e scortarla a fare shopping. Quello lo facciamo fare a qualche schiavetto bdsm. O ai nostri amici gay.
L’uomo che ti fa ridere è la perla rara che ti mette sempre di buon umore, quello che non si prende troppo sul serio e alle pose da bello e dannato preferisce un sorriso divertito. Dotato di un’ironia intelligente e modi di fare rilassati, non è mai inopportuno e con la sua presenza riesce a tranquillizzarti anche quando sei in premestruo.

Ho spesso pensato di essere affascinata da maschi sicuri di sé, da uomini maturi che potessero insegnarmi mille cose o da ragazzi dirty minded quanto me. Li ho avuti tutti, ma sulla lunga distanza non mi hanno lasciato niente. Nessun ricordo speciale, nessun bel momento da ripercorrere col sorriso quando la mente ha bisogno di ossigeno e belle cose. Gli uomini seri sono noiosi e prevedibili, punto. E lo stesso vale per le donne: non potrei mai avere un’amica troppo presa a guardarsi con occhi esterni, una che parla solo di argomenti ‘alti’ e pesa le parole per darsi un tono ‘colto’. La cultura, cari miei, non è per niente noiosa, siete voi che a furia di ostentarla la trasformate in una straziante agonia.

C’è solo un tipo di uomo che non dimentico mai, quello con cui mi sono divertita un casino. Non importa che fosse una notte passata a ridere fino a non respirare, una telefonata a suon di battute geniali o una bravata fatta insieme per sentirci giovani e leggeri. Un uomo che sa regalarti un attimo di spensieratezza – senza promesse melense, senza aspettative per il futuro – ti lascia qualcosa di molto più vero di ogni retorico “Ti amo”. E quel qualcosa si chiama farti sentire viva.

Senza voi uomini non saremmo niente

Giornaliste, scrittrici, blogger, opinioniste: ormai in Rete qualunque donna vagamente alfabetizzata si diletta a scrivere di sesso. C’è chi, come me, lo fa con piglio ironico, chi ne parla molto perché ne fa troppo poco, chi regala ai lettori dettagliate telecronache dei suoi ultimi amplessi o desideri più piccanti – spesso, tra l’altro, con ben poco buon gusto. L’esibizionismo, si sa, è femmina, e di certo i media – televisione in primis – che ci propongono sempre ragazze in abiti succinti, come a dire “senza spudoratezza non siete niente”, non aiutano a perorare la causa della femme fatale che non ha bisogno di mostrarsi. Penso alle mie ‘colleghe’ del web e mi domando: ma è davvero scrivendo in modo sfrontato pensieri che in verità attraversano la mente della stragrande maggioranza delle nostre simili che ci diamo un senso come donne? Dobbiamo davvero essere irriverenti, volgari, ninfomani, per essere ‘qualcosa’?

Poco tempo fa ho sentito una blogger a luci rosse raccontare di quanto gli uomini si sconvolgano nel leggere le fantasie che descrive sul suo sito, nell’apprendere che una ragazza normale e poco appariscente come lei sia capace invero di partorire pubblicamente pensieri torbidi e morbosi. Quando vedo una donna bullarsi di essere la pietra dello scandalo, di avere il coraggio (coraggio?!) di mettere nero su bianco ogni porcata che le cola tra le gambe, mi mortifico. Come donna e come blogger. Da una parte mi nausea l’idea che una femmina nel 2012 senta ancora di dover dimostrare qualcosa a livello sessuale e relazionale; dall’altra mi sconforta che tizie così – che si credono eroiche nello scrivere volgarità gratuite in rete – rappresentino una categoria di cui faccio parte anch’io.

Quelle che si credono diverse, emancipate, moderne, così forti da fare anche un po’ le veci degli uomini, uniche e fuori classe, si sbagliano. Non sono delle superdonne potenziate rispetto alle altre, sono soltanto persone che – in un contesto sociale come il nostro – emergono per differenza, per contrapposizione con ciò che le circonda, come i suoni nelle fondamenta della linguistica che funzionano soltanto se opposti tra loro e mai da soli.

La verità è ben diversa, e ad alcune fa male: noi donne ‘con le palle’, noi pseudo-femministe contemporanee, noi independent women, senza voi uomini non potremmo fregiarci di nessuna di queste identità. Senza il vostro bigottismo, senza quegli ideali democristiani che ancora portate avanti quando cercate una donna anni Cinquanta, senza la vostra convinzione che il sesso sia un dovere coniugale di cui una moglie o fidanzata deve farsi carico, senza i vostri strafalcioni tra le lenzuola, senza le balle da quattro soldi che riciclate per fare i fenomeni, senza il modo anacronistico e preadolescenziale con cui ancora vi stupite per un capezzolo in vista o una vulva totalmente depilata, senza il vostro bisogno di piacere a più donne possibile, senza tutto questo – e tutto il resto – noi blogger non saremmo niente. Semplicemente niente. Perché non avremmo più nulla da scrivere, da raccontare, da deprecare. E perché non avremmo nessuno capace di farci sentire eccezionali, forzute, controcorrente.

Spendiamo così tanto tempo a parlar male dei maschi da rischiare di omettere il dato fondamentale: siamo donne eterosessuali, e ci piacete da morire. Al punto da edificare un’intera professione o hobby intorno ai vostri mille difetti.
Il nostro senso, ahinoi, siete proprio voi.

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