Quando sono triste
di Alice Ayres
Ho un quartiere del cuore dove rifugiarmi. Uno di quelli che non sembra nemmeno di stare a Milano, anche se la metro è a un passo. Passeggiando per le vie ci s’imbatte solo in chi lì abita, come in ogni zona residenziale che si rispetti: niente negozi, ma silenzio e benessere.
Tra clinker vintage perfettamente conservati e aiuole dalle foglie lucenti dimentico il resto del mondo, soprattutto il mio strazio. Il tempo immobile di queste strade sospende l’età e ogni scelta sbagliata: restano solo i miei passi di bambina, che tante volte le percorsero trepidanti. Dietro a una finestra inglesina ritrovo ricordi che leniscono il cuore: la foca peluche che stringevo forte forte, i clic di vecchie foto che mi ritraggono con un giocattolo caricato a molla tra le mani, il ragno che camminò sulla pelle di mio fratello facendolo urlare.
Ma soprattutto, qui avverto ancora quel calore che solo la protezione dell’infanzia ti dona: il lusso perduto di essere fragili, delegando a terzi la cura delle tue ferite. Ecco, io la affido tutta alla bellezza di queste case.
Mi è piaciuto, come tutto quello che hai scritto e ho potuto leggere.
Mi piacerebbe anche vedere quello che pubblichi su Instagram, ma, dopo anni che ti seguo, non sono mai riuscito.
Alla prossima, ciao.
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