Mai esistiti

di Alice Ayres

La macchina parcheggiata sotto casa mia, anzi no, parcheggiata sul marciapiede di traverso, temporaneamente, a indicare che la fretta del suo arrivo è la stessa con cui potrebbe andarsene. Poi la pioggia, la sera, l’abitacolo buio che ingigantisce e annulla le distanze tra noi. Sguardi pieni di paura, di malinconia, di tuffi al cuore, di rancore; pieni della speranza che ognuno – trincerato nel suo silenzio – stia pensando le stesse due parole.

Mi manchi.

La mia voce le pronuncia oltre la mia consapevolezza, come se non provenissero da questa gola. La maschera frana, lo sguardo si fa sincero e indifeso come chi è stanco di fingere, i secondi si dilatano all’infinito mentre gli occhi dinanzi ai miei lottano contro il mostro sacro dell’orgoglio prima di rispondere, quasi sussurrando, «Anche tu».

Era inverno, o forse primavera. Eravamo noi, o forse non lo siamo mai stati. Erano tre anni fa, eppure non sembra mai successo. Come le cose belle di te che a volte sembrano mancarmi, che in realtà non sono mai esistite.