L’ultima volta
di Alice Ayres
“Se vedi un posto all’ombra, accosta” chiedo io.
Non voglio la luce mentre ti dico addio.
Non voglio farti stare al caldo, lo detesti.
“Non so cosa dire”, mi dici.
Quel ‘non’ con cui condisci troppe frasi ti rovinerà la vita. Quella vita che io per te sogno leggera e piena di ‘sì’.
“Non piangere, non rendere tutto ancora più difficile”, aggiungi.
Già, tu vedi difficoltà nei sorrisi, figuriamoci nelle lacrime.
Nemmeno sai quanto piangerei ora, se solo tu fossi in grado di sopportarlo. Non sai che mi aggrapperei alla carne della tua schiena come una bambina che ha paura del mondo, cercando la pace – l’oblio – nei singhiozzi liberatori che mi sto negando, quelli che esprimono nel solo modo possibile lo sfinimento di una donna che lotta sempre da sola, e – sola – perde sempre. Rimpiazzata, tralasciata, scartata, dimenticata.
Ci metterei tutti i rumori della vita che non verrà, in quel pianto: i lamenti che sto trattenendo in gola, i tuoi silenzi capaci di essere assordanti, la mia risata sgraziata e buffa, l’acqua che scende dal rubinetto della montagna mentre laviamo il pentolino sporco di pesto, il tonfo dell’aereo che atterra nella tua città, le idiozie che ho detto mentre mi filmavi a tradimento, il cigolio della porta del frigorifero pieno di prelibatezze da farmi assaggiare, la pioggia battente del nostro primo incontro, le canzoni che ci saremmo dedicati, i film che ti avrebbero fatto emozionare, i nostri gemiti tra le lenzuola e sulla scrivania e sulla sedia e sul tavolo del mare e in cucina e sul divano, il suono secco della porta di casa tua chiusa alle mie spalle e che mai più varcherò.
Ti guardo senza sosta, perché so che è l’ultima volta che posso averti negli occhi. L’ho fatto timidamente anche ieri notte, al posto di dormire.
Tu invece guardi i passanti oltre il parabrezza, preoccupato che qualcuno mi veda piangere, che qualcuno ci veda insieme. Mentre io penso a te, a tutto il bene che ti auguro – nonostante tutto – che non è esprimibile a parole, tu ti curi di ciò che pensa la gente.
Tra poche ore io sarò solo un ricordo, di quelli che ci mettono poco a sbiadire, di quelli che ‘in fondo non era poi così importante’.
Tra poche ore starai già stringendo un’altra mano, come niente fosse. Come se io non fossi. La farai sorridere e divertire e sentire corteggiata, ti sentirai migliore, farai battere il suo cuore.
Ma al mio, di cuore, chi penserà?
E al tuo, Alice, chi penserà?
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