Carta carbone

Ciao Alice,
ti scrivo perché mi sono resa conto che stai passando quello che ho passato e sto passando anch’io. Con diversi gradi di dolore, ovvio. Con diverse sfumature di disperazione, chiaro.
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Ho conosciuto un uomo, e me ne sono innamorata. Non ho mai avuto storie lunghe nella mia vita, sono sempre stata sfiduciata nei confronti dell’amore. Ho fatto tanta di quella fatica per lasciarmi andare, per riuscire a vivere quella quotidianità a cui, senza rendermene conto, ho sempre anelato.
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Non lo so perché. Mi sono buttata e ho dato fiducia. Mi sono aperta come non facevo da tanto. Attraverso lui ho conosciuto una parte di me che, mio dio, mi piace tantissimo: una parte dolce, che manda buongiorni e buone notti, una parte tenera e paziente e comprensiva. Il problema iniziale più grande che ho dovuto affrontare è stata la mancanza di fiducia nei miei confronti: non mi era mai capitato. Mi sentivo fallata, in colpa, sbagliata, perché non sapevo come far sì che si fidasse di me. È stato sospettoso, pensava vedessi qualcun altro: c’erano frecciatine continue, e avevo paura di dire che uscivo con due amiche e un amico, perché magari avrebbe pensato male di quella presenza maschile. Lo ammetto, a volte, per il NOSTRO bene, ho mentito. Non ho mai tradito nessuno nella mia vita, tanto meno lui. So come funziono: di sensi di colpa potrei davvero morire. Mi ha ributtato contro ogni parola che riteneva sbagliata per giorni. Sono arrivata ad aver paura di ogni cosa che dicevo e che non dicevo, di ogni cosa che facevo e che non facevo. Era tutto un: sto scherzando, non intendevo dire questo, non ti sto accusando. Ma intanto le parole uscivano. E io le masticavo e le ingoiavo come carta vetrata. E non riuscivo a digerirle. E non volevo nemmeno proteggermi, perché non trovavo giusto dovermi difendere da lui. Non essere creduti fa più male dell’abbandono stesso. Non essere creduti e non avere la possibilità di spiegarsi fa un male cane. E la fiducia è dolorosa per chi la dà, ma lo è di più per coloro ai quali non viene data.
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Ero incazzata come una iena e allo stesso tempo avrei voluto gridargli: “Credimi! Credimi! Stai buttando via tutto per cose che esistono solo nella tua testa!”. Sentivo di aver fallito, di aver perso, anche se ero dalla parte della ragione. Avevo comunque perso lui.
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Io non so chiudere le porte, io le lascio sempre accostate, io le seconde possibilità le do, perché sono debole con le persone a cui voglio bene. […] Perché so restare, anche quando mi fanno male. Anche quando tutti mi dicono che sbaglio e che dovrei andare via. Perché so perdonare, anche quando non sarebbe corretto.  Pensavo, e penso tutt’ora, che sia molto, tanto, troppo insicuro. […] Ho pensato che avesse bisogno di certezze, e gliele ho date. E sono contenta di questo. Ho perso un po’ di orgoglio e un po’ di dignità, ma non m’importa; ho sbattuto contro i suoi muri, e alcuni dei suoi mostri forse sono diventati miei. […] Sa come farmi più male, lo sa. E lo fa comunque.
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Non ho mai preteso di uscirne “in pari” da un rapporto: a volte ho ricevuto più di quel che meritavo; stavolta so di aver dato più di quel che avevo.
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So cosa vuol dire subire accuse e insicurezza. Mi sono sentita colpevole per cose che non facevo, ho chiesto scusa per colpe che non avevo. Può capitare no? Io in questi giorni mi sto ripetendo che forse non ci tiene così tanto: chi ci tiene chiede scusa anche per cose inutili, chi ci tiene lotta. Io ho dimostrato con fatti e parole di tenerci. Perché non può farlo anche lui?
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Non so dare consigli o raccomandazione, e non so dirti come andrà a finire, le conosco quelle come noi: […] cerchiamo, seppur deluse, di salvare il rapporto con le parole, con le unghie e i denti, con la colla, lo scotch, il coraggio, gli aghi e i fili. Non siamo fatte per portare rancore, e forse dovremo andare a sbattere tante volte sullo stesso muro per capire che non si tratta di una porta. Ma l’amore è l’unica cosa che ci resta e, anche quando fa male, è l’unica cosa che difendiamo. E allora va bene così.
In bocca al lupo, un abbraccio forte, ti sono vicina, davvero.