Alice Ayres

You can't rely on other people to make you happy

Tag: delusione

Vita di strada

Le automobili sono senza pudore, lo penso sempre.
Vetri trasparenti che ti sbattono sotto gli occhi di perfetti estranei. Microcosmi e microcase su quattro ruote, offerti a chiunque calpesti quell’asfalto.
Bisognerebbe chiedere il permesso prima di guardare dentro a un abitacolo, munirsi di un certo timore reverenziale, avere paura di disturbare, perlomeno nell’osservare l’infelicità degli altri.

Le coppie che senza rivolgersi la parola guardano avanti, nel vuoto del non-luogo che è la strada: lui mentre guida alza il volume dell’autoradio senza chiederle nulla, lei si gira verso il finestrino con gli occhi colmi di mal sopportazione e sconfitta. Ti basta un secondo, un sorpasso in autostrada, un semaforo giallo, per sentire tutta l’indifferenza che attanaglia i loro cuori, quella tristezza dello stare insieme senza davvero più stare insieme. Come quando lui sbaglia strada e lei non ha più la pazienza di riderci su, ma anzi lo redarguisce manco fosse un bambino all’ennesimo brutto voto. Come quando lei inchioda bruscamente a un rosso e lui – anziché canzonarla perché non è molto brava a guidare – le dice di accostare con tono saccente e la sostituisce al volante, umiliandola.

Penso che le auto siano senza pudore perché ci fanno affacciare brutalmente su ciò che speriamo sempre di non diventare, o che non abbiamo il coraggio di ammettere di essere: le coppie tristi che all’improvviso hanno smesso di provarci. Che se ripensano al loro primo incontro, alla magia dei risvegli insieme, a quando erano pronti a farsi consumare dall’emozione, sentono più amarezza che batticuore.

Mirror

L’ho guardato attentamente. Ho sentito il suo odore, il calore, soprattutto il gelo. Dopo un orgasmo la percezione è più vivace, è come se venire significasse vedere, avvicinandomi alla Verità. Ho osservato il nostro letto come mai prima. La costante penombra che non lo illumina mai abbastanza. Le lenzuola macchiate di sborra e lacrime. Ho pensato che fosse il simbolo perfetto di questo amore im/possibile, il giaciglio delle promesse che non si manterranno, dove il sesso più intenso sembra dire «addio» ma anche «resta», e gli abbracci nella notte sono l’unica dolcezza che ci rimane. Dove sentirmi troppo spesso sola al risveglio, e commuovermi ripensando a tutti i sorrisi che coloravano questa casa che ho sempre sentito ostile, nella cruda consapevolezza che nulla sarebbe mai stato nostro, neanche il letto a cui né il mio corpo né il mio cervello sentono di appartenere.

L’amore è uno scontro di differenze, è la paura che l’uomo davanti a te confonda la condivisione con una prigione, ché per fare entrare qualcuno nella propria vita fino in fondo non basta un ‘Ti amo’. Ci vuole una gioiosa, straripante, coraggiosa arrendevolezza di cui scopro gli uomini sempre meno virtuosi, privandomi pian piano io stessa di questa capacità, inabile come sono ad accettare che sarò eternamente infelice fino a quando continuerò a sperare di essere amata come vorrei. Nell’esatto modo in cui amo io.

La cosa peggiore di venerare troppo se stessi è che nessuno reggerà il paragone con la nostra presunta e infondata perfezione.

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