Another
di Alice Ayres
Sarai quel messaggio inaspettato ma tanto atteso, di quando all’improvviso tutto ciò che vuoi udire è la suoneria delle notifiche di Whatsapp. Sarai il sorriso emozionato e bagnato di colei a cui dedicherai nuove parole, la tua ironia, la malizia, e tutte le armi scintillanti che sappiamo sfoderare nella fase più egocentrica e inebriante di tutte – il corteggiamento – in cui fingiamo di essere solo i nostri pregi, e il meglio di noi acceca la preda. Quando ormoni e autostima danzano insieme – impazziti – fino al culmine di un primo bacio, un primo orgasmo, la prima pagina di un nuovo Noi.
Ti immagino di un’altra, lontano mille miglia da me, come già ti sentivo persino quando sognavo viaggi, risvegli e traguardi insieme, mano nella mano. Quando commuovermi davanti ai tuoi occhi era ancora un momento di intimità e non l’attimo in cui mi facevo bersaglio della tua voglia di fuggire dai bisogni del mio cuore fragile. Dalla dolorosa consapevolezza di essere destinata a perderti, ché forse ormai quella di appartenere l’uno all’altra era solo fatica.
Sarai il batticuore della prima uscita insieme, quando fluttuare nei tuoi occhi infelici è un estasiante naufragio, e non ci si può che domandare cosa si nasconda dentro a quello sguardo intenso come le più pericolose false speranze. Sarai l’abbraccio dopo il sesso che t’illude di non esser più sola, sarai il sogno adolescenziale di una vita insieme, di un bambino con la tua stessa testa grossa a cui insegnare che la vera intelligenza passa attraverso il cuore e non solo i libri.
Sarai tutte queste cose, e un giorno – che ora mi fa solo paura – le sarò anche io, e condividerò con qualcun altro quello che ho imparato insieme a te senza mai dirgli da dove viene. Così, porterò un pezzo del nostro amore in un nuovo inizio, per tenerti addosso nella vita che verrà, e far sì che il dolore di oggi non sia stato invano, trasformato in uno scrigno di ricordi di cui sorridere a distanza di anni.
Sarai tutto ciò che avrei voluto come stella polare.
Gli ultimi 10 minuti di ufficio li passo a leggere quello che scrivi. Non so come tu faccia ma ogni cosa che scrivi mi tocca, come se stessimo vivendo le stesse vite. Eppure non è cosi, noi donne siamo tutte diverse ma al tempo stesso tutte uguali. Diamo tutto, tanto, forse troppo. Diamo l’anima ad uomo ignare o forse consapevoli che possa distruggerla, frantumarla in un milione di piccoli pezzi ma ce ne freghiamo perchè che se ne dica noi siamo sicuramente più coraggiose di tutti i presunti macho man che ci sono in giro. Sono stata sempre una che si butta nelle relazioni, non ho mai avuto paura di nulla, consapevole ugualmente di quanto un uomo possa essere meschino con una donna ma sono testarda, empatica, fragile, sogno delle braccia in cui perdermi, delle braccia sicure e forti con cui danzare, delle braccia di cui fidarmi ma più vado avanti e più mi rendo conto che forse il mio è solo uno stupido sogno. Ho incontrato un uomo che da un giorno all’altro ha cambiato la mia vita fin quando non ha deciso di non rischiare, di non buttarsi. Mi sono detta che io non ero abbastanza, sono stata male, poi un giorno ho avuto il coraggio di guardarmi allo specchio e ho capito che per un uomo cosi’ non valeva la pena combattere. Scusami per questa vagonata sconnessa di pensieri..
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Cara Alice,
ti scrivo perché le tue parole che ho letto stasera mi sono entrate come un pugno nello stomaco, se lo sono mangiato e poi sono uscite dagli occhi.
Ti ho sempre letta dopo averti trovata grazie a Twitter e ho quasi sempre trovato nelle tue parole qualcosa di me, qualcosa che non sono mai riuscita ad esprimere, qualcosa che non ho mai voluto vedere scritto nero su bianco.
Penso alla distanza enorme che intercorre tra due persone così diverse come noi e sento forte l’ammirazione (che si perde in punte d’invidia) verso di te, così libera sulla strada che hai scelto, così coraggiosa con gli uomini che ci camminano con te.
Trovo spesso punti di contatto nei sentimenti, nelle passioni, nelle perdite, nelle occasioni della vita che racconti in modo così diretto e allo stesso tempo profondo.
Per me stasera il tuo ‘another’ non è il “mio” lui, ma è l’altra me che sto cercando.
Mi sono di nuovo ritrovata incastrata in sabbie mobili di passione, malizia e illusione, strascichi di una storia che è stato un amore stupendo e che ora invece é solo morbosità e poco coraggio di lasciarsi andare.
Ho riletto il tuo post 4 volte, a distanza di qualche minuto, e le lacrime che ho trattenuto sono di rabbia e frustrazione perché mi sono ritrovata in faccia le mie paure, le mie sensazioni, i miei sentimenti più intimi che ora non racconto nemmeno a me stessa.
In poche righe hai messo tutte le mie speranze e tutta la mia disillusione.
Ti scrivo perché per me sei stata un pugno nello stomaco -non trovo altre parole per descriverlo- davvero il più forte e il migliore che abbia mai ricevuto.
Se posso essere per te uno stralcio di sorriso, di amore virtuale, di comprensione, di appagamento, di consapevolezza che quello che senti e scrivi è molto più importante di quanto tu già non creda ne sono felice.
Mi hai buttato giù dal podio d’illusione dove stavo, mi hai scrollato la testa fuori dalle nuvole e tirato i piedi fuori dalla sabbia.
Io mi sento in debito; spero con questo pensiero di poterti spingere più in alto, dove ci si sente ancora più libere, più consapevoli della realtà – come se ci fosse bisogno di esserlo ancora oltre, più belle, più forti.
Grazie di esserci.
Buona vita e buona scrittura.
Giulia
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