Alice Ayres

You can't rely on other people to make you happy

Tag: sentimenti

I want more

Così familiare, così lontano.
Come toccare l’amore di una vita, come urtare un estraneo per sbaglio.
Una casa piena di ricordi, o forse solo di occasioni perse. Come questa, in cui potremmo guardarci e abbracciarci e ridere della nostra piccolezza di esseri umani illusi che l’Amore aggiusti errori, difetti e promesse immantenibili. L’occasione in cui piangere per ciò che siamo stati e abbiamo creduto di divenire l’uno per l’altra, ma soprattutto per lasciare che questo sentimento finito, consumato e a tratti insincero abbandoni per sempre la nostra anima, depositandosi sulle gote con la silenziosa purezza che solo una verità che fa male possiede. La verità che confesseremo alla nostra coscienza stanotte, nel buio dei rispettivi giacigli: Non ti amo più. E non da oggi, non da ieri, ma da così tanto che non sono in grado di riavvolgere il nastro del cuore e ricordare quand’è che lo hai fatto scalpitare senza alcun velo di terrore. Potrei baciarti adesso, e venire a letto con te in nome dei sorrisi ormai perduti, e illudermi che basti spogliarsi dei vestiti per scrollarsi di dosso la delusione che hai impiantato come un seme velenoso dietro ai miei occhi senza che mi opponessi, fino a trasformarmi nella persona scorretta che so essere quando la mia più vulnerabile speranza viene disattesa dalla persona a cui chiedo – semplicemente – di non combattermi. Potrei dirti le cose che ho fatto e accoltellarti con tutti i dettagli che la tua insensibilità meriterebbe, e cavare fuori dalla tua gola ira, urla e disprezzo solo per dimostrarti che quella del cinismo è una corazza ridicola che fa sentire al cuore meno dolore solo perché ne trattiene – comprime – i battiti, senza però dargli alcuna forza. Fino a quando quel che resta è soltanto un organo stanco… di non avere nemmeno vissuto davvero. Potrei raccontarti tutte le cose che non sai di te stesso, e sedermi davanti al grande schermo della tua esistenza per vedere un film prevedibile fino all’ultimo ciak, compatendo i protagonisti e quella sceneggiatura a cui la lettura di centinaia di libri non è servita a niente.
Potrei. Potresti.

“Ti hanno vista sabato in centro, eri con uno”.
Chissà se di me ti hanno detto anche altro, chissà se hanno visto i sorrisi, e il volto disteso, e la serenità di cui non avevo più memoria. Se hanno notato gli occhi che sembrano vedere tutto per la prima volta, persino la mia stessa città; o ancora le gambe che imparano a camminare leggere, come a danzare scalze sul bagnasciuga del futuro. Senza catene, senza quel dolore autoindotto che ci ha sempre accomunato, la lettera scarlatta della mia irrazionalità. Il lesionismo che ti agguanta per la trachea e trascina sott’acqua, convincendoti che la sofferenza sia l’essenza nobile della Vita, un’imprescindibile crudele identità. L’autolesionismo che oggi mi ha portato in questa casa per guardarlo in faccia. La tua faccia. E che infine mi ha vista uscire da quella porta in lacrime, ma conscia –  for the very first time – di non volergliela più dare vinta. Che il meglio, per me, deve ancora venire. E me lo merito tutto.

Confessioni di una troia che troia non è

Siamo in tante ad aver avuto qualche uomo di troppo tra le gambe nel corso della vita. Alcune lo ammettono, altre lo nascondono persino a loro marito (sagge), altre semplicemente lo negano.

Il sesso per una donna è estremamente a portata di mano. È una di quelle cose che puoi fare mentre pensi che la vita fa schifo e che “magari così mi distraggo per dieci minuti”. Che può capitare perché “ormai sono qui”. Che succede perché l’insensibilità delle persone che ti stanno intorno ti porta a cercare calore umano così. Una cosa a tratti inutile, a tratti divertente, ma sempre facile.
Peccato che a me le cose facili non siano mai piaciute. Peccato che la vera me sia lontana mille miglia dalle stesse situazioni in cui sono più volte inciampata.

Potrei raccontarvi di quanto fosse entusiasmante e frenetico cambiare amante con la velocità con cui ci si veste la mattina quando si rischia di far tardi a lavoro. Forse lo è anche stato, forse avevo bisogno che mi sembrasse tale. Potrei, sì, dipingermi come la sexy-cacciatrice di turno: in fondo, dati alla mano, c’è chi non ha mai lesinato etichette poco lusinghiere nei miei confronti. Persino chi mi era accanto nella vita.

Invece oggi scelgo la verità, e la dedico a tutti i maschilisti che conosco. La verità su quelle come me che vi ostinate a giudicare ‘inaffidabili’, che secondo voi vorranno sempre flirtare con qualcun altro – magari solo innocentemente (cosa che di per sé mi pare già un ossimoro, forse perché amate l’incoerenza), che pensate vorranno sempre prendervi in giro poiché confondete una relazione sentimentale con una gara a chi ferisce l’altro. A chi ‘arriva primo’ nell’attaccare per difendersi.
Voi che cercate sempre il bicchiere mezzo vuoto, la fregatura, la prova che “tanto sono tutte uguali” non avete capito un cazzo. E non dell’amore, non della vita, ma più semplicemente delle donne come me. Quelle che hanno sentito un piccolo solco nell’autostima ogni volta che un uomo inutile le ha spogliate. Quelle che all’ennesima delusione sentimentale si sono dette che forse il sesso dozzinale aveva meno effetti collaterali. Quelle che i vent’anni li hanno superati da un pezzo e non si divertono più a indossare i tacchi alti per andare a tirare tardi in qualche locale.

Che cosa potrà mai desiderare una ‘mangiauomini’ come me? Le attenzioni di mille spasimanti? Il brivido di piacere a tutti? La soddisfazione di sedurre con uno sguardo? Stronzate. Palliativi da quattro soldi. Ciò che voglio è amare un uomo, uno soltanto, e sapere che sarà l’ultimo. Che non dovrò più vergognarmi del mio corpo, delle mie espressioni, della mia dolcezza davanti ad altri occhi. Che vedrà i miei capelli diventare bianchi, e le mie rughe accentuarsi, e dopo tanti anni mi chiamerà ancora con lo stesso stupido nomignolo dei primi tempi. Voglio una storia normale, senza maschere, senza pose, senza gare, in cui guardare il mio compagno e trovarlo bellissimo – desiderandolo più di ogni altra cosa al mondo – anche quando ha i brufoli, o la pancia da birra, o gira per casa in mutande, calzini e infradito. Persino quando si lamenta. Voglio addormentarmi al suo fianco e sentirmi al sicuro dal mondo orrendo che c’è là fuori, dove conoscere gente nuova è sempre un film già visto, e il sesso occasionale – a ogni spinta – somiglia più a una serie di coltellate che a un momento di intimità. Voglio fare la spesa, cucinare, far quadrare i conti pensando per due. Voglio sentirmi ‘fuori dai giochi’, e lasciare che l’ansia di prendere un impegno si stemperi nel puro piacere di farlo, nel coraggio di amare, nella difficoltà di insistere anche nei ‘periodi no’, nella bellezza di un atteggiamento corretto privo di tradimenti, di cose non dette, di “meno male che almeno c’è quell’altro che mi capisce meglio di Lui”. Voglio chiudere gli occhi e provare ribrezzo nell’immaginarmi a letto con un uomo che non sia colui che ho scelto, sicura che – al di là dei suoi difetti, al di là di tutte le cose che non sopporto di lui – non riuscirei a vedermi al fianco di nessun altro. E non tanto per una questione di possesso, o perlomeno non solo, ma per la soddisfazione di non aver avuto paura di provare a fare la differenza, investendo senza rete di protezione tutti i sogni che le scelte sbagliate mi avevano fatto sembrare irraggiungibili. Di aver onorato i sorrisi, i progetti, le promesse dei primi mesi insieme, quelle che le donne fanno per donarsi senza riserve all’altro e gli uomini per sentirsi migliori, rimangiandosi poi tutto.

Voglio solo smettere di sentirmi così stanca, umiliata, distrutta per aver cercato l’Amore nei posti sbagliati. E non mi riferisco alle one-night-stands.

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora