Alice Ayres

You can't rely on other people to make you happy

Tag: perbenismo

Un’altra piccola precisazione

Qualcuno mi ha detto che nell’immaginario dell’uomo medio la figura di “sex blogger” – così mi ha definita un’adorabile giornalista di Glamour – coincide con quella di ragazza facile, insomma di una che “se parla apertamente di sesso allora te la regala con altrettanta immediatezza”. Benché io non sia armata del più florido degli ottimismi nei confronti del genere maschile, mi rifiuto di credere che tutti gli individui dotati di un pene siano così superficiali, maschilisti e arrapati da cadere in un fraintendimento del genere. Del resto ho anche buone basi per rigettare tale tesi, dato che tutte le mail (e non sono state poche) ricevute dai miei lettori si sono sempre dimostrate piacevoli, umane e per niente offensive (non che qualche semplice parola viscida basterebbe a farmi dispiacere, va da sé).

Tuttavia, dato che essere chiara non costa nulla, tanto vale dare una definizione più specifica del mio ruolo e delle mie mansioni. Per quanto mi riguarda, una donna che scrive di sesso non è un animale mitologico venuto dal cielo in cerca di cazzi di cui fare incetta, né una femmina posseduta da un morbo che l’ha resa ninfomane e resistente a ogni forma di esorcismo. Non è, inoltre, una ragazza che fa del proprio corpo uno strumento di guadagno come impone l’ultima moda del momento -non quella sui cigli delle strade ma all’interno della sontuosa residenza di un politico. È solo una donzella dotata, a quanto pare, di una carica erotica superiore alla media unita a una buona dose di cervello e ben pochi peli sulla lingua.

Il sesso non è né deve essere, soprattutto nel 2011, un tabù di cui parlare con timore reverenziale, così come non può essere un semplice espediente pubblicitario da usare come asso nella manica per portare gli spettatori all’acquisto dei più svariati prodotti (“Brava Giovanna!”). Esso è solo una delle basi della natura umana, quell’innegabile minimo comun denominatore che ci rende tutti uguali, tutti libidinosi, tutti rapaci. A me piace questo: il fondo di perversione e desiderio insito in ogni essere umano, indipendentemente dalla società, dalla cultura e soprattutto dalle sovrastrutture (come ad esempio il “caro” perbenismo,o la religione) di cui si fregia per sentirsi più forte, più granitico, più al sicuro. Scrivere di sesso, udite udite!, è più analogo al mondo della sociologia che a quello della prostituzione, è un modo per indagare le cose terrene, vicine a ciascuno di noi, un’occasione per smascherare le contraddizioni latenti nell’animo umano (in primis maschile), per inneggiare a uno stato mentale più brado e primitivo, dove i limiti imposti dalla moralità e dai pregiudizi vengano finalmente meno.

Insomma, per dirla con un “francesismo”: a tutte le donne piace scopare. La sola differenza tra me e molte altre è che io lo dico (e scrivo) ad alta voce.

La grande malattia

Credo che il concetto di ‘normalità’ sia una delle cose più atroci che esistano, tenaglia della libertà mentale. Poco tempo fa una ragazza di Monza -raccontando di una serata in cui molti uomini avevano scambiato lei ed una sua amica per una coppia gay – ha proferito le seguenti parole: “Abbiamo dovuto spiegare che non eravamo lesbiche ma che eravamo normali”. Normali???! Ma normali per chi? Per la tua mentalità di provincia indottrinata dal perbenismo di questa italietta che lecca il culo al Vaticano? Per i sogni di gloria dei tuoi genitori che non vedono l’ora che tu sia sposata per diventare nonni?
Si parla tanto di politica, democrazia, dittature, censure, libertà di stampa sempre più vacillante… ma uno dei dati più preoccupanti, a mio avviso, è che le regole che non potranno mai essere cambiate sono soprattutto quelle non scritte, quelle che permangono anche quando si emigra in un altro paese, perché persino in Spagna o in California la mentalità delle persone non è poi così più aperta. E non bisogna essere omosessuali per rendersene conto, è sufficiente essere ‘promiscue’ come me – cioè amanti della vita, del sesso, della seduzione. Perché non importa che molti mass media – a partire da normali telefilm made in Usa come Grey’s Anatomy – parlino di libertà sessuale e one night stands come se piovessero, alla fine la tendenza della gente a giudicare in base a formae mentis imposte dalla società non smette di esistere.

Sogno un mondo in cui se ho voglia di farmi mettere le mani tra le gambe per strada la cosa sia giudicata solo volgare ma non anormale; in cui se un essere umano ha un pene di sotto e due tette di sopra sia ritenuto solo particolare ma non ‘una deviazione dalla norma’; in cui andare a letto con più persone nell’arco della stessa giornata sia sintomo di ingordigia ma non di malattia. Nella mia breve vita ho constatato che ci sarà sempre più gente incline ad additare una donna ‘sportiva’ come troia che un uomo cocainomane come tossicodipendente, e questo perché il secondo oltre a far girare l’economia di questa società turba meno i cervelli bigotti di chi ne fa parte. Perché, in fondo, drogarsi al giorno d’oggi è normale.