Credevo prendessi la pillola

di Alice Ayres

Lo so, non sono nella posizione di dare lezioni di precauzioni sessuali e manco mi interessa farlo. Non posso esimermi però dal lamentare una certa ignoranza da parte degli uomini per quanto riguarda i principi base del sesso occasionale. È vero, anche le donne spesso peccano di leggerezza ma, diciamocelo, un uomo ha anche da rimetterci molto meno. Con questo non voglio giocare a fare la piccola paladina femminista che difende i diritti delle ragazze madri – giammai! -, dico solo che troppo, troppo spesso ho sentito – e da ragazzina anche vissuto – tristi storie accomunate dalla noncuranza, egoismo e pazzia con cui alcuni maschietti, guidati dal loro testosterone e pronti a sferrare il pene come la lancia di un guerriero medievale, sanno traumatizzare sotto le lenzuola.

Il ritornello della canzoncina degli incapaci è sempre lo stesso: “Credevo prendessi la pillola”. Certo, qualsiasi persona dotata di buonsenso potrebbe dire “Credevo che gli adulti usassero sempre il preservativo”, e infatti in tal modo certe situazioni (frequenti rotture di lattice a parte) non si presenterebbero nemmeno. Ma vogliamo essere sinceri? Non sempre si ha la giusta precauzione con sé, non sempre si resiste all’attesa, non sempre si vuole avere qualcosa frapposto tra l’uno e l’altro, e soprattutto troppo spesso si pensa di aver davanti una persona non solo sana, ma anche intelligente. Grande, grande errore. Tornando al ritornello: ma dico io, cosa vi frulla in testa? Perché il sesso ‘rischioso’ per molti di voi diventa automaticamente sinonimo di menefreghismo e incoscienza? Com’è possibile che basti il brivido di un po’ di carne calda intorno alla vostra protuberanza per trasformarvi da uomini intriganti a repliche umane degli spruzzini che usiamo per pulire i vetri? E soprattutto perché mai pensate che qualsiasi donna che vi attizza vagamente a livello sessuale prenda la pillola? Anche se fosse, credete che ciò automaticamente vi autorizzi a regalare il vostro seme alle sue pareti uterine? Non vedo il senso di compiere e sprecare un gesto che – a mio avviso – è troppo intimo per una qualsiasi scopata occasionale, e anche per molti rapporti ibridi come le cosiddette trombamicizie.

Ma non finisce qui. Dopo il primo magico ritornello ne segue spesso un secondo “Tanto c’è la pillola del giorno dopo”. Certo, muoriamo tutte dalla voglia di bombardarci il corpo di ormoni, magari dopo una bella coda in qualche grigio consultorio, o in un pronto soccorso in cui siamo state squadrate dall’obiettore di coscienza di turno, giusto per pagare emotivamente un danno prevalentemente causato da voi. Voi, che magari manco ci accompagnate a farci fare la prescrizione, perché dato che siamo donne forti, emancipate e adulte che in fondo sono state vostre complici in questa frittata (anche se peccando di ingenuità e fiducia), allora ovviamente possiamo cavarcela da sole. Del resto a gestire i problemi e lo stress siamo molto più in gamba, quando vi fa comodo.

Le case farmaceutiche festeggiano, le nostre ovaie un po’ meno. Soprattutto quando qualcosa va più storto del previsto, e l’uomo in questione si rivela ancora più sconvolgente dell’immaginabile. È il caso di una mia lettrice, che mi ha chiesto di condividere la sua storia qui. Ok, forse fa un po’ “posta del cuore”, ma credo che non si debba fare orecchie da mercante dinanzi alla parola “gravidanza”. Ecco allora l’sms che questa ragazza si è vista recapitare sul telefonino dopo aver comunicato a un suo incauto amico di aspettare un bambino, figlio della loro (specialmente di lui) leggerezza:

“Ti rispondo solo xkè pensavo fosse brutto non rispondere ma comunque non credo che la cosa mi interessi particolarmente… buona fortuna”.

Ecco cosa succede ancora nel mondo civilizzato del 2011. Ecco l’incoscienza criminale di un egoista assoluto. E non parlo solo del contenuto di tale agghiacciante messaggio, ma anche della sua forma: mai fidarsi di uno che scrive con le k.