Le dimensioni contano al contrario

di Alice Ayres

Se è vero che il mondo è bello perchè è vario, direi che appartengo a questa varietà. Ma come, non ero solo l’ovvia donna assetata di sesso che schiaccia gli uomini con la propria spietata seduzione? Sì, ma attenzione: se le mie parole inducono a immaginarmi come una ninfomane ‘fallodipendente’ allora siete (in parte) fuori strada.

Io non amo gli uomini ben dotati – tranne che di cervello, cosa rara. Non li amo proprio. Mi rendo perfettamente conto che l’immaginario collettivo dipinga la donna appassionata di sesso come colei che pur di sentirsi riempita si trastullerebbe con una bottiglia di Cristal da diversi litri, ma benché io conosca tantissime femmine interessate all’argomento ‘macromembro’ personalmente non appartengo a quella categoria. Il sesso, in fondo, è anche una faccenda pratica: cosa c’è dunque di più bello di uno strumento che renda gli amplessi solamente piacevoli e mai dolorosi? A mio modesto avviso nulla.

Non sono una donna avvezza alle misurazioni in centimetri, ma ormai ho stabilito questa regola: il mio partner ideale non può avere dimensioni superiori a quelle dei tacchi delle mie scarpe. Detta con una parafrasi geometrica: sopra i 15 cm per me non può essere amore. E che cos’è allora? Scomodo. Non sgradevole né doloroso (giammai!) ma di certo un po’ scomodo. In fondo, anche se alcuni maschi retrogradi non sembrano comprenderlo, noi donne abbiamo un organismo vero e proprio e con determinate conformazioni all’interno di quel benedetto e sacro ‘buchino’ – in base alle quali oltretutto sembra bastino 9 cm per assicurare un orgasmo.

Ho trascorso l’ultimo anno della mia vita risucchiata in una ‘relazione pericolosa’ basata solo e unicamente sulla carica sessuale: lui non era né bello né colto né sensibile né maturo né onesto… insomma un uomo di merda. Ma aveva un piccolo arnese che sapeva usare alla perfezione. Benché il nostro erotismo col tempo si sia consumato (anche il migliore amante finisce col perdere il suo fascino se come uomo non vale nulla) gli sarò sempre grata per avermi fatto scoprire l’orizzonte del micropene: mai un conato di vomito, mai un dolore, nessun bisogno di preliminari, a stento di lubrificanti (per gli affari posteriori, of course). Uno spasso. Non immagino realtà migliore di quella in cui si possa fare sesso in qualunque momento e in qualsiasi modo, senza esperire nient’altro che puro piacere fisico.

Al diavolo le presunte leggi sulla virilità: l’uomo perfetto palesa nella qualità, non nella quantità. Evviva le scarpe col tacco.